Mulino di Fantino

Mulino di Fantino

La storia romanzata sul Mulino di Fantino

La storia romanzata sul Mulino di Fantino. 
La costruzione del mulino fu ispirata, 

secondo alcuni racconti orali, 

da un sogno fatto dal sangiovannese Marru Sature, 

nel quale si vedeva mugnaio e con il suo lavoro 

consentiva di sfamare molte persone. 


Svegliatosi, raccontò il sogno alla sua cara mamma 

che prontamente gli indicò il luogo dove costruirlo: Fantino.
La mamma aveva avuto nella stessa notte un sogno, 

nel quale camminava a piedi nudi nella fiumara di Fantino, 

che conosceva bene, perchè da bambina, ogni anno, 

andava a trovare la zia che la portava con lei 

quando andava a muovere il sacco posizionato nella fiumara, 

quasi pieno di lupini per renderli dolci e mangiabili.


Intorno all'anno 1930, aiutato dai forti giovani del luogo, 

Marru Sature iniziò i lavori del mulino. 

Il progetto prevedeva alimentazione ad acqua corrente da 

prelevare dalla fiumara di Fantino e per tale motivo 

fu costruito un "acquaru" dalla sommità del mulino 

sino agli orti di "menza cucina" dove, furono costruite 

due "cibbie" distanti tra loro circa 100 metri. 

Dopo alcuni mesi di duro lavoro, il mulino, 

che da lontano appariva e appare come una torre di un castello, 

finalmente fu completato e divenne un punto di riferimento 

importante per la comunità locale. 

Il mulino era in grado di produrre farina di alta qualità 

che veniva utilizzata per preparare pane e altri prodotti 

da forno da tutte le famiglie del borgo. 

Dal libro dell'immaginazione, che ognuno di noi ha 

di personale nella mente, sono venuto a conoscenza 

che Marru Sature aveva un merlo parlante molto vigile e 

ubbidiente che veva fatto nido sulla bocca della condotta 

forzata e da lì riusciva a vedere le persone che da Fantino 

scendevano verso il mulino. 

Quando vedeva queste, il merlo, si alzava in volo e andava 

all'incontro delle persone e, che una volta conosciute, 

ritornava velocemente al mulino e si posava sulla testa di 

Marru Sature e così lo informava: 

"Marru Sature, sono in arrivo Ruminicu e ru scolaru e Gaccetta, 

ma u ntieno grano, ma nu mpagliato e vinu". 

Il merlo parlante a detta di Marru Sature aveva una sola paura 

di finire tra le teste di due montoni che ogni mattina, 

prima di andare a poscolo, insieme alle pecore, 

arrivati alla fine della discesa e vicinissimo al mulino, 

a turno, uno rimaneva giù e l'altro ritornava indietro per 

circa 20 metri e ad un segnale che solo loro riuscivano a vedere, 

si lanciavano verso l'altro a testa bassa e quando si incontravano 

le scintille potevano essere raccolte, come si può raccogliere 

l'acqua piovana con: "una sporta o una cuofina". 

Il povero corvo vedendo, ogni mattina questa scena, 

alla fine del combattimento faceva un sospiro di sollievo 

vedendosi vivo e non schiacciato tra le teste dei montoni in lotta perenne.


La storia del Mulino, come le altre su Fantino, si tramandano di 

generazioni in generazioni ed oggi, come ieri, sono parte 

importante della cultura dei fantinesi che tutti e ripeto: 

tutti, con modi e mezzi diversi hanno contribuito e contribuiscono 

a tenere vive le tradizioni, i costumi, il modo di vivere semplice e 

dignitoso, solidale, altruista e cooperante, scrivendo nel libro 

del tempo le gesta dei suoi figli che pur vivendo in luoghi e 

in nazioni lontane sono sempre tutti presenti con la mente e 

con la stessa abbracciano gli altri ed il proprio paese. 


Alla prossima storiella, cari amici miei.

14.07.2023 A.L.