Mastru Nicola Grano

Mastru Nicola Grano

La storia di solidarietà umana

“Mastru Nicola Grano”

E visse per un tempo, in quel luogo che è anche il nostro luogo, 

tanto ambito da mastri ed ambulanti dei limitrofi paesi e non solo.


Tra i mastri che scelsero, alcune, antiche strade mulattiere 

per giungere e stabilirsi a Fantino ci fu anche 

Mastru Nicola Grano, originario di Cotronei.


Su quella strada mulattiera che dal borgo si arrampica 

verso gimmella, tracciata sicuramente dai primi fantinesi, 

sulla quale hanno camminato i nostri genitori, i nostri nonni, 

i nostri antenati e anche noi e utilizzata dalle mandrie dei fantinesi 

che agli inizi di maggio di ogni anno si spostavano, per la transumanza, 

ai pascoli dell'alta Sila, come le serre di Pettina scura, Linzana, 

Lamparu, Trepidò, Segnuriellu, (piccola parte della riva destra del lago 

Ampollino, ecc..., mandrie possedute da alcune famiglie del borgo. 

Salendo questa strada si giunge, prima del completamento della salita, 

ad un bivio, dove si incrocia con l'altra strada che sale da misuolo e 

ancor prima da Acquafredda dove si incrocia con la strada che congiunge Caccuri. 

Una di queste strade, non più interamente rilevabile, iniziava sicuramente a 

Crotone e dopo tanto, tantissimo cammino a piedi o a cavallo per alcuni, 

si arrivava a Cosenza, incrociandosi con via Popilia, costruita dai romani, 

con inizio da Capua e fine, Reggio Calabria. 


Su questa strada mulattiera che porta a Sangiovanni avvenne un fatto 

in cui si manifesta, spontaneamente, la solidarietà umana, l'altruismo, 

dei fantinesi. 


Era una giornata freddissima, quel giorno. 

La neve, con il suo manto bianco copriva ogni cosa, gli 

animali selvatici a stento riuscivano a fare qualche passo nella neve, 

nella speranza di poter assalire altro animale meno forte da 

poter sbranare e poter sopravvivere, mentre degli uccelli, nemmeno 

il cinguettio. Quel giorno, il nostro buono e bravo Mastru Nicola Grano 

era di ritorno da Sangiovanni, percorrendo, lentamente, la strada a 

piedi e in solitudine, incontrando molte difficoltà a farsi breccia 

tra la tanta neve che ricopriva la strada mulattiera. Giunto nelle 

vicinanze del bivio che va alla Ntonata, località poco sopra la 

"Vigna a stella", il povero Mastru Nicola Grano, stremato e congelato 

si accasciò su un lato della strada, innevata a dismisura. 

In quei momenti di estrema difficoltà, sicuramente avrà pregato 

il Signore, la Madonna e tutti i Santi per avere salva la vita. 

E quando anche le ultime speranze lo stavano per abbandonare, 

pensava di sognare che qualcuno lo chiamasse cosi: 

"Mastru Nicola" mi senti? Mi senti? Mi senti? 

A quest'ultimo "Mi senti", capendo che non sognava, 

ma che qualcuno realmente lo stava chiamando, le sue 

palpebre riuscirono a farsi strada nella neve ghiacciata 

che aveva anche sugli occhi e ne aprì appena uno. 

Non riuscì a parlare, ma riuscì ad aprire e chiudere più volte l'occhio, 

facendo capire al passante soccorritore che era vivo. 

Il soccorritore, capì che da solo non sarebbe riuscito a portarlo a Fantino, 

così coprì con un suo indumento il sofferente Mastru Nicola e 

corse più che poteva nell'alta neve, verso Fantino per trovare aiuto 

negli altri e cercare di salvare Mastru Nicola portandolo, di peso, a Fantino.


La solidarietà umana dei fantinesi fu immediata e tanti si incamminaro 

sulla strada per raggiungere il più presto possibile Mastru Nicola per 

soccorrerlo e portando dietro molte calde bevande. 

Arrivati che furono, gli diedero qualcosa di caldo, lo sdraiarono 

su una scala di legno, lo coprirono con altri indumenti e lo

 issarono sulle loro spalle e, a turno, lo portarono fino alla sua casa 

di Fantino che era al piano terra della parte destra della casa di 

"palle e cannune" che aveva preso in fitto. 

Alcuni lo adagiarono sul letto e gli tolsero tutti gli indumenti ghiacciati, 

altri, fuori dalla casa e non distante dalla porta, accesero un grande 

fuoco sotto una "quarara di rame" piena di acqua e mano mano che 

l'acqua si riscaldava, lo bagnavano tutto con acqua tiepida e poi, 

asciugavano con calde tovaglie Mastru Nicola. 

Così facendo lentamente riuscirono a rianimare Mastru Nicola. 

Noi, ragazzini di 5, 6, 7 anni, abbiamo assistitito a tutta la scena 

che si susseguì fuori e dentro la casa di Mastru Nicola per alcune ore. 


In questo raccolto emerge la grande solidarietà dei fantinesi di allora 

che non esitarano nemmeno un attimo e si adoperarono 

per il prossimo immediatamente. 


Una volta ristabilitosi, grazie a tutti fantinesi che non gli fecero 

mancare nulla, Mastru Nicola ritornò a fare il suo mestiere di muratore, 

facendo piccoli lavori di riparazioni a tutti i fantinesi che ne avevavo 

bisogno, ricevendone i giusti compensi, che gli consentirono 

di continuare a vivere a Fantino, dignitosamente.

25.07.2023 A.L.